Un questionario ideato dalle Università di Parigi e Toronto, è stato completato in modo anonimo online da parte delle donne che hanno auto-segnalato i loro livelli personali di CVRF (fattori di rischio cardiovascolare) ed è risultato che il rischio percepito non è stato del tutto adeguato al rischio cardiovascolare reale in base al punteggio di Framingham.
Che cos’è la stima del rischio cardiovascolare?
È un gruppo di esami e di fattori che indicano la probabilità di un individuo di avere un evento cardiovascolare come l’infarto o l’ictus. Questo insieme di dati è stato ridefinito per indicare il grado di rischio: basso, moderato o elevato.
Quali fattori sono inclusi nella stima del rischio?
I più importanti indici del rischio cardiaco riguardano la storia clinica del paziente:
- Età
- Storia familiare
- Peso
- Fumo
- Pressione arteriosa
- Dieta
- Esercizio fisico
- Diabete
Il profilo lipidico è l’esame del sangue più importante per la stima del rischio cardiovascolare.
Nel profilo lipidico vengono misurati colesterolo, trigliceridi, lipoproteine ad alta densità (HDL-C, colesterolo “buono”) e calcolate le lipoproteine a bassa densità (LDL-C, colesterolo “cattivo”). I trigliceridi sono grassi e la maggior fonte di energia per l’organismo. (Per sapere di più sul colesterolo buono e cattivo leggi “La carta d’identità del colesterolo”).
Risultati
Tra 5.240 donne giovani e di mezza età con un elevato livello di istruzione, la conoscenza dei CVRF personali aumenta con l’età. Questa conoscenza era più bassa nelle donne fumatrici rispetto alle non fumatrici: il 62,5% contro il 74,5%. Anche le donne che utilizzano un contraccettivo hanno sottovalutato il rischio, mentre le donne che praticano una regolare attività fisica o sportiva e che quindi erano meno in sovrappeso o obese hanno riportato una migliore conoscenza.
Il rischio cardiovascolare percepito è stato:
basso di 1.279 (20.4%)
moderato di 3.710 (63.3%)
alto di 893 (16.3%).
Con il punteggio di Framingham:
basso 40,8% e
moderati 25,2%
alto 33,8%
Conclusioni
La conoscenza dei CVRF e l’auto-percezione del rischio individuale sono inesatti soprattutto per le donne fumatrici, occorrerebbe quindi informarsi di più.
Fonte:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28918829